Guardo il
decoder per controllare l'ora: è tardi ma ho freddo e nessuna voglia di mettere
i piedi giù dal letto.
Il profumo del
caffè, insieme al pacchetto di sigarette posato poco distante, sono lo stimolo
giusto. Bofonchiando mi alzo, sussurro "buongiorno" a me stessa e mi verso il
caffè nella tazzina. Subito dopo accendo la sigaretta. Lo so, non dovrei, fa
male e “Nuoce Gravemente alla Salute” ma è un automatismo che ho fatto mio da
parecchi anni.
Non ho
l'abitudine di fare colazione: al massimo accompagno il caffè ad un bicchiere di
latte, posso quindi prendermi un po' più di tempo per prepararmi fisicamente e
mentalmente alla giornata che mi aspetta. Già, la giornata che mi aspetta:
sempre dietro l’angolo e sempre la stessa: lavoro... lavoro... lavoro... e
raramente uno scampolo di tempo per me, all'interno del quale possa dedicarmi
alle persone ed alle cose che amo.
Anche scrivere, che per me è una valvola di sfogo incredibile, diventa complicatissimo: spesso lo faccio quando mi prendo cinque minuti di tempo per fumare una sigaretta, (anche se so che è lei a fumare me), mi alzo dalla scrivania e mi metto alla finestra col cellulare in mano per raccogliere piccoli pensieri, impressioni, riflessioni, le emozioni del momento. In sostanza mi ritrovo ad usare il telefono come un block notes: del resto, come dice chi mi conosce bene, quello strano strumento a me serve a tutto tranne che a comporre il numero e chiamare un amico.
Anche scrivere, che per me è una valvola di sfogo incredibile, diventa complicatissimo: spesso lo faccio quando mi prendo cinque minuti di tempo per fumare una sigaretta, (anche se so che è lei a fumare me), mi alzo dalla scrivania e mi metto alla finestra col cellulare in mano per raccogliere piccoli pensieri, impressioni, riflessioni, le emozioni del momento. In sostanza mi ritrovo ad usare il telefono come un block notes: del resto, come dice chi mi conosce bene, quello strano strumento a me serve a tutto tranne che a comporre il numero e chiamare un amico.
Quante volte
affacciata a quella finestra mi sono ritrovata a fantasticare: è facile, basta
osservare con gli occhi e lasciar parlare il cuore. Per esempio: quei due
ragazzi che camminano frettolosamente, a testa bassa, uno ad un metro
dall'altro, sicuramente hanno appena finito di discutere, ma sono amici e non
vogliono mettere troppa distanza tra di loro, non vogliono che lo spazio fisico
finisca per separare i loro cuori. E che dire di quel tizio che tiene la musica
a tutto volume? Cosa vuole fare: mettere a subbuglio l'intero quartiere? No,
magari vuole soltanto riempire di melodia la realtà che non lo fa sentire
felice, anche se mi rendo conto che non ha capito che il suo pavimento è il
soffitto di qualcun altro.
E quella coppia
davanti al "nasone"? Perché ha quello sguardo smarrito?
Sicuramente non
sono romani se no non si meraviglierebbero per tanto spreco d'acqua.
Già, varia umanità, confusione, traffico, gente che grida, file alle fermate degli autobus: moltissimi lo chiamano CAOS io invece amo chiamarlo VITA.
Già, varia umanità, confusione, traffico, gente che grida, file alle fermate degli autobus: moltissimi lo chiamano CAOS io invece amo chiamarlo VITA.
Tra un pensiero
e l'altro si sta facendo tardi sul serio, ho un occhio truccato e l'altro no,
velocemente provo a porre rimedio alla cosa, infilo il cappotto ed
esco.
Il portiere
sulle scale, come ogni giorno, sta lavando a terra e mi grida: "Ehi, Simo,
con calma, evita di scivolare!"Al portone il solito "gruppetto" che
discute dei soliti argomenti triti e ritriti, esaminati e sviscerati mille volte
ma che, ancora oggi, sono fonte inesauribile di confronto.
Una veloce
telefonata, (già… ogni tanto uso il telefono esattamente per l'uso che se ne
dovrebbe fare ), e sono pronta per scambiare le quotidiane chiacchiere con il
giornalaio.
Dieci minuti e
sono al portone. Prendo le chiavi, lo apro, premo il bottone per chiamare
l'ascensore e salgo al terzo piano. Apro la porta dell'ufficio e, richiudendola
alle mie spalle, inizio l’altra vita; quella che non mi piace, ma a cui non
posso rinunciare.
Unica nota
positiva? La mia Amica, il mio angelo custode, una delle persone più belle che
io abbia mai incontrato. Basta un suo sorriso e la giornata, ET
VOILA!’, diventa perfetta.
Sta iniziando una nuova era per Simona in quanto scrittrice? Dico questo perchè leggendo mi è parso di scorgere una maturazione narrativa: la giusta dose di interpunzioni, i periodi chiari e ben definiti, una visione di ciò che si vuole scrivere più allargata e per ultimo, ma non per importanza, un rinnovato assetto descrittivo. Tutto ciò non può che fare piacere al lettore dato che non è più costretto a rileggere la riga precedente per capire dove vuole arrivare l'autore ma soprattutto come. Finalmente la nostra " romanaccia" esce di "casa" con i vestiti giusti per la stagione e con un occhio armonico anche per i colori.
RispondiEliminaSe inizierà questa nuova era non lo so, ma di certo è stata una nuova esperienza che mi ha decisamente divertita.
EliminaMi cimenterò ancora in questo "nuovo stile", magari chiedendo aiuto o magari tirando dritta per la mia strada e aspettando la doverosa critica di chi mi legge!!
Grazie Hal.... baciotto :*