mercoledì 10 aprile 2013

Le parole che non ti ho detto...


Un gioco? e allora proviamo a giocare, a metterci a nudo a tirare fuori la nostra anima di fronte a persone praticamente sconosciute.
Proviamo ad entrare in questo nuovo mondo e vedere cosa succede.
Soltanto leggere il "titolo" di questo evento ha creato in me infinite aspettative ed il rischio che rimanessero disattese era alto sul serio, ma ho voluto provare e, col senno di poi, direi per fortuna.
Il "viaggio" comincia subito, già durante il rilassamento!
E' strana la sensazione che si prova in quei momenti (non so quantificare quanto realmente duri, perdo completamente il contatto con la realtà) ricordo distintamente il dolore al collo e la mia incapacità di muovermi per farlo passare. E le immagini che lentamente vanno componendosi sullo schermo bianco... due incontri/scontri... entrambi forti e devastanti per me e durante i quali, come nella realtà era già successo, non sono riuscita a dire e fare ciò che il cuore mi chiedeva.
Momenti che si intrecciano, sovrappongono, contrastano... l'uno all'altro... incessantemente, lasciandomi un senso di inadeguatezza e di malessere forte e diffuso. Ho imparato, negli ultimi tempi, che cercare di capire le cause dei comportamenti che ci contraddistinguono è assolutamente inutile, serve, piuttosto, trovare la strada per cambiarli nel momento in cui ci fanno star male... 
Scriverne subito dopo ha sciolto i primi nodi, diminuendo il senso di ansia che la visione aveva causato; è stato un po' come lanciare una bottiglia in mare, con un foglio chiuso dentro, un foglio su cui avevo racchiuso tutto quello che non ero riuscita ad esprimere con le parole, guardando quelle due persone negli occhi.
Quanto è facile scrivere quando non si riesce ad uscire dal proprio guscio? apparentemente sembra che tutto si alleggerisca, ma è solo un'illusione e le parole servono e hanno davvero un potere indescrivibile...
Parlarne, comunque, non è stato facile per niente, pur nella consapevolezza che se non lo avessi fatto sarei stata malissimo. 
Ecco, proprio in quel momento ho potuto toccare con mano, una volta di più l'importanza del gruppo, malgrado le interferenze.
Condividere quei momenti, in realtà uno dei due, è servito in qualche modo a liberarmi, almeno in parte, dal senso di pesantezza che mi era rimasto dentro ed il "rifiuto" ad ascoltarmi che ho subito, invece di deprimermi ha contribuito ad aver chiaro che posso farcela, anche se vengo respinta.
Non basta, ascoltare i disagi e le cose non dette delle persone che hanno vissuto con me questa esperienza, mi ha fatta sentire meno sola e più forte: far parte di un tutto che dividendoci ci avvicina.
Anche le resistenze che ho percepito mi sono servite perché mi sono accorta che riesco a controllare le mie reazioni che, spesso, diventano eccessive quando qualcosa non mi piace.
Infine, ma non ultimo, posso dire che la "gente" inizia a farmi meno paura.
Il merito però non me lo prendo tutto io, perchè io mi sono messa in gioco ed ho accettato di giocare, ma se non avessi trovato l'ambiente giusto ed i giusti "conduttori", beh, sarebbe stato tutto più difficile.
Bravi, tutti e due, perché c'erano e li sentivi. Erano lì, attenti e presenti, discreti, ma partecipi.
Io li voglio ringraziare, stringendoli in un abbraccio forte e sincero!!!

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