venerdì 30 novembre 2012

Stupida

A volte penso di essere davvero stupida,
mi fido delle persone e gli regalo il mio cuore,
insieme alla mia fiducia e tutte le mie speranze!
Nonostante le ferite che mi porto dentro,
continuo a guardare al mondo con ottimismo,
ma a volte penso di essere davvero stupida.
Poi mi alzo, prendo uno specchio e mi guardo:
serena con me stessa, io posso farlo, senza paure.
No... non sono stupida.... solo tanto ingenua!!

mercoledì 28 novembre 2012

Il grande giorno

In dieci minuti riassunta la vita di tre anni:
pieni, vissuti intensamente e ricchi di soddisfazioni.
Quante lacrime celate? Quanti sacrifici? 
Ma la soddisfazione che stai gustando compensa tutto.
Ti vedo su quel palchetto: cento persone davanti,
la commissione di fianco e tu.... 
così piccola, una miniatura, apparentemente fragile,
ma con una forza interiore che a pochi sfugge.
Sfoderi il tuo sorriso e tutti rimangono ammaliati.
Cosa importa se qualche parola è sfuggita?
Quanto conta se il discorso era poco scorrevole?
Gli occhi della commissione io li ho visti:
sono fieri di te e del tuo lavoro, quanto lo sono io!!
No, non è vero, io lo sono di più, perché io so!!!
So quanto hai lottato, anche contro te stessa, 
so le paure che hai affrontato: i tuoi mostri.
Non so parlarti e ormai ti è chiaro, ma so... 
Non dubitarne mai.... sei il mio bene più prezioso!!!

sabato 24 novembre 2012

Rabbiosamente

Ricordi sbiaditi dal tempo,
ma tuttora angosciosi, che mi confondono!
Brutti pensieri riaffiorano!
E poi.... indifferenza....
Se potessi la cancellerei!!
Meglio il disprezzo, l'astio, perfino l'odio...
Preferibile il confronto, mettermi in gioco,
fino a sfidare la sorte!!
Eppure spesso mi chiudo... e lascio il mondo fuori
Non serve a niente, soprattutto non a me.
Troppe volte ho subito: continuerò a farlo!!
Troppo facile giudicare, ma, davvero,
indegno farlo con cattiveria gratuita!!
Ho una dignità eppure sembra che io l'abbia dimenticato!!!

giovedì 22 novembre 2012

Paura... non ti temo!!!!

È buio pesto e regna un silenzio assoluto.
Nel cielo non si scorge neppure una stella, ci sovrastano degli alberi enormi i cui rami sembrano braccia pronte ad imprigionarci.
All'improvviso appare un grillo ed inizia ad usare tutto il suo talento per saltare tra di noi; si posa sulle spalle che trova più comode e da lì inizia a parlare, con una vocetta penetrante e stridula, con il chiaro intento di creare scompiglio. Non è un grillo qualsiasi: forse non si tratta proprio della nostra coscienza, ma sicuramente è molto vicino a quella parte di noi che spesso ci crea tanta insicurezza e ci frena!
Eccolo: inizia a parlare al mal capitato che lo ospita in quel momento!!
"Che ti avevo detto? Dovevi startene a casa, tu e la tua mania di fare fare fare.... non ne indovini una!!!" oppure, "ma che ci provi a fare... tanto sei una povera incapace, non hai talento, non sei in grado di fare nulla di buono!" e ancora "sei voluto venire qui? ora paga le conseguenze del tuo osare!!"
E' impossibile non ascoltarlo e, facendolo, tutto sembra diventare ancora più cupo di quanto già non fosse.
I rami si deformano e, piegandosi, si trasformano in serpenti; contemporaneamente farfalle gigantesche iniziano a volarci intorno e trasformano il silenzio, in cui ci troviamo immerse, in un ronzio che ci penetra nella testa, creandoci ancora più confusione.
In lontananza si palesano sagome apparentemente umane, ma non sono ben definite: sono nere e non riusciamo a distinguerne il volto!!
Guardandoci negli occhi comprendiamo che la sensazione comune è lo sgomento e percepiamo distintamente un'ansia che sale, ci arriva allo stomaco, poi più su, fino alla gola impedendoci quasi di respirare.
Ormai ci siamo convinte che non poteva succedere di peggio, ed invece tre sfere enormi si posizionano sopra di noi ed iniziano a tirar fuori dal loro interno ragni, pipistrelli ed altri insetti orripilanti, che in un istante hanno preso possesso dell'ambiente in cui ci troviamo... e contemporaneamente abbiamo iniziato a sentire grida e risate stridule, mentre inquietanti occhi rossi si intravedevano tra un ramo e l'altro.

Non ci sono più dubbi ormai: siamo all'inferno...

Potevamo lasciare che la paura ci sovrastasse e prendesse il sopravvento, invece, proprio come succede nelle favole, una voce, calda e rassicurante, ci dice di non lasciarci andare.
E' lontanissima e si alterna con un'altra, altrettanto dolce e serena... è la molla che ci serviva: ma si... che stupidaggine stavamo per fare!!
Torniamo a guardarci e tendiamo le mani, le stringiamo forte ed iniziamo a giocare a girotondo, cantando prima sottovoce, poi sempre più forte, fino a coprire il ronzio degli insetti... qualcuno grida, altri sbattono forte i piedi a terra... tutti insieme urliamo rivolti al quella bestiaccia impertinente:
"Ehi, grillo, ma cosa pensi di farci paura??? da quando un insettucolo delle tue dimensioni può venire a dettar regole ad un essere pensante?" con una piccola mossa facciamo cadere il grillo dalle spalle ed inventiamo una filastrocca:

Grillo parlante,
grillo bislacco,
lasciaci in pace,
torna nel sacco!

Nello stesso modo, ma anche ridendo di quei mostri che ci stavano terrorizzando, riusciamo, poco a poco, a farli sparire tutti ed il paesaggio torna idilliaco come doveva essere fin dal principio.
Insieme abbiamo sconfitto prima la paura ed inevitabilmente siamo riuscite a far scendere l'ansia; lo abbiamo fatto tenendoci per mano, mettendoci a giocare, cantando e ridendo, urlando: cercando, dentro di noi e con gli altri, quale potesse essere la strada da percorrere per farlo nel modo migliore.

E' quello che magistralmente ci hanno suggerito quelle due voci: Paola e Giulio, trovare il modo che più ci è congeniale per impedire ai mostri che ci nascono dentro di paralizzarci ed impedirci di godere di quanto di buono e bello abbiamo intorno.
Sono molte le strade: si può parlarne, disegnarle, oppure imprimerle con l'inchiostro sulla carta e camminare tenendole in mano, per poi scambiarle con chi ci è vicino...
Così, facendo questi tentativi, ci siamo potute rendere conto che ognuno ha le proprie paure, ma che, spesso, sono le stesse per molti, pur nella loro diversità di manifestazione, ed ci condizionano la vita.
Trovare la strada per affrontarle non solo ci consentirà di vivere meglio, ma, soprattutto, ci fornirà i mezzi per sconfiggerle e gli strumenti per combattere le nuove che immancabilmente si affacceranno nella nostra testa.

Non bisogna dimenticare che senza paure non si vive, anzi, spesso sono la nostra salvezza: proprio per questa ragione ho scelto di tenerne una per me.

Avevamo ognuno tre foglietti, una parola, su ciascuno, passeggiavamo per la sala e ce li scambiavamo, quando mi è arrivata tra le mani la parola ABBANDONO.
Per me non è una paura, ma un vero e proprio incubo, eppure non l'avevo scritta, era rimasta nella mia testa, ritrovarmela per le mani è stato un colpo!!
Il "gioco" che stavamo facendo mi imponeva di buttarlo quel pezzo di carta ed io avevo rispettato le regole, controvoglia ma lo avevo fatto.
Mi ero convinta che fosse un segno il fatto che mi fosse arrivata per le mani... perciò ero così contrariata, quasi infastidita.
Non ricordo se l'ho detto apertamente, ma sta di fatto che quando mi è stato detto che se volevo potevo scriverla di nuovo e tenermela non ho esitato un attimo.... ce l'ho nel portafoglio, proprio come uno di quei foglietti che ti lascia il medico per un appuntamento, o il parrucchiere... un memorandum per non dimenticare qualcosa di importante.
Ho fatto anche di più però, uno dei miei foglietti, MORTE, lo avevo dato via e quindi non ero stata io a gettarlo, perciò, su un secondo foglio, ho scritto quella parola ed ho stracciato quel pezzo di carta, con una violenza di cui non credevo essere capace.

E' proprio questo il succo della giornata, questo è veramente cambiato.
Si lascia andare qualcosa e qualcosa si trattiene: io mi sono presa la certezza che condividere consapevolmente aiuta a stare meglio ed ho lasciato lì il silenzio, che mi soffoca e nel quale mi rifugio sempre quando mi sento delusa, tradita o semplicemente non capita.

Da sola non ci sarei mai arrivata e per questo ringrazio i nostri "mostruosi conduttori": nessuno pensa sia facile intraprendere questo percorso, ma avere qualche "dritta" è sicuramente importante e noi di "dritte" ne abbiamo ricevute proprio tante!!!!


lunedì 19 novembre 2012

I "Grandi a modo mio"... magari mi fanno diventare grande

Ho sempre pensato che io ed il disegno fossimo agli antipodi: incapace anche di tenere in mano una matita figuriamoci se avrei mai potuto cimentarmi nella pittura vera e propria.
Questo era, tra gli altri, il motivo per cui quando ho accettato di partecipare ai laboratori di Paola, l'ho fatto con una certa diffidenza!!
All'inizio è stato davvero difficile: non avevo capito o forse, semplicemente, non ero pronta a mettermi in gioco e così avevo preso una scorciatoia, mi ero "nascosta": invece di "dipingere" mi sono messa a scrivere.
Per me è tanto più semplice, è una cosa che conosco, che so fare, che faccio d'istinto: so come gestirmi e sono perfettamente in grado di controllarmi!
In questi incontri le emozioni sono talmente vive e forti che è facile farsene travolgere, eppure io, che pure di emozioni vivo, non mi ero lasciata andare, ero rimasta sulla difensiva.
Mi sentivo tranquilla tra quelle persone, capivo di essere in un ambiente "protetto" e che nessuno mi avrebbe giudicata, tanto che non ho avuto problemi a parlare e confrontarmi, ma mettere in gioco le mie emozioni più profonde... no... non mi è riuscito....
Eppure, malgrado questo, ho scelto di insistere e quando è arrivato il momento di Hundertwasser mi si è aperto un mondo nuovo o meglio, io ho deciso di entrare in quel mondo nuovo!!
Ho deciso di "sporcarmi"... mi sono lasciata andare: spuma da barba e colore... e le mani dentro, senza guanti, nude affinché il colore potesse penetrasse attraverso di esse per arrivare all'anima per restituirgli la luce.
Solo blu e rosso... sul foglio bianco che rimaneva parzialmente visibile... ma l'ho fatto e la sensazione di libertà che ho provato è stata indescrivibile.
Ultimato il lavoro ero sfinita: l'energia impiegata mi aveva svuotata di qualsiasi forza fisica, ma riempita di una sensazione di leggerezza impagabile.
Ovviamente non ci ho pensato un attimo quando è arrivato il momento di ripetere l'esperienza con Matisse e stavolta i colori sono stati di più, il bianco nel foglio non si vedeva ed io ero soddisfatta davvero!!! Penso sia scattata la molla, ora mi fido, sento di poter fare, non è necessario saper dipingere, basta lasciare che i colori si impossessino di noi.... basta lasciarsi andare, fermare la mente... non servono pennelli e tanto meno la tecnica, serve soltanto il cuore!!
Ma l'importanza di questi incontri va al di là dell'esperienza artistica in sé, questi laboratori servono per ritrovarsi e per trovare gli strumenti necessari a vivere meglio la nostra quotidianità.
Non forniscono risposte, ma percorsi da fare insieme per trovarle quelle risposte.
E poi "gli altri" con la loro energia condivisa, le loro storie... pronti a infonderti coraggio e prendersi il tuo... sorrisi sempre disponibili, lacrime da farsi asciugare e da asciugare, anche il dolore fa meno male: perché condiviso diventa immediatamente un po' più leggero... proprio come un fardello, quando lo suddividi e lo distribuisci, anche se inevitabilmente e giustamente ne trattieni la parte più grossa, è meno ingombrante!!
Io ho bisogno di ritrovare me stessa.
Ho sempre pensato di potercela fare da sola e mi rendo conto che la mia presunzione mi poteva costare cara sul serio, l'ho capito e non è troppo tardi.
Sono in ballo ormai e non mi fermerò, anzi, intendo continuare su questa strada perché mi fa bene al cuore, allo spirito e mi aiuta a vivere meglio!!!

giovedì 15 novembre 2012

Mozzafiato

Una raffica di vento: improvvisa ti colpisce il viso,
quasi uno schiaffo, repentino, ingiustificato!!
Un'ondata di piena: tutto travolge, sommerge, distrugge,
non ti dà neppure il tempo di respirare!!
Una corsa a perdifiato: per raggiungere la meta ambita,
fino a farsi scoppiare il cuore!!!
Sono così le emozioni, le paure, le ansie e le angosce:
ti succhiano la vita... e neppure te ne accorgi!!!


sabato 10 novembre 2012

Considerazioni allo specchio


Lei è una continuamente in lotta con se stessa: si alza la mattina ed è già sulla difensiva, quasi che il principio della giornata coincidesse con l'inizio della battaglia.

Si guarda allo specchio e solo da poco lo fa con relativa tranquillità, non si è mai particolarmente piaciuta, anzi, un'unica eccezione per gli occhi, quelli sì, quelli li ha sempre amati, forse perché consapevole del fatto che parlano. 


E' convinta che raccontino quella parte di lei più nascosta, quella che, spesso, nasconde e non è detto necessariamente sia la migliore.
Parlano della sua fragilità, della paura di non essere capita, accettata, amata. 
Parlano della rabbia repressa che la soffoca, parlano delle delusioni che subisce, senza far nulla per modificare le cose...
 

Forse, riflettendoci, sono proprio queste le ragioni per cui si trova ad assecondare chi la circonda.

Lei è una che si mette in un canto, un angolo privilegiato, da lì osserva coloro che ama muoversi nel mondo, cercando di partecipare alle loro gioie e condividere i loro dolori, provando a farlo senza peccare di invadenza. 

Da lì prova a comprendere le cose che piacciono loro, le aspettative e, da lontano, ha l'illogica presunzione di poterne realizzare i desideri.

Lei è una che soffre perché spesso nel mettere gli altri al centro finisce per perdere se stessa e quando alla sera, finalmente sola, cerca qualcuno con cui condividere un'idea, un sogno, un progetto spesso trova solo silenzio ed egoismo.

Lei è una che piange con facilità, ma non per debolezza, il suo è un modo come un altro per esprimere le emozioni quando sono troppo forti per essere descritte e gestite.
Con le lacrime prova a far uscire da sé il senso di impotenza che la sovrasta, quel voler a tutti i costi gestire tutto e tenere tutto sotto controllo... nulla deve intaccare le sue certezze, la vita deve scorrere su binari sicuri, senza interruzioni, senza rischi... l'imprevisto la sconvolge perché pensa di non poterlo gestire. 

Cerca di dare un senso a cose che senso non hanno e non lo avranno mai.

Lei è una che ama. Ama l'amore perché la sensazione che le regala è indescrivibile. Lo ama talmente tanto da arrivare al punto di inventarselo per non doversene privare. Perché l'amore reale, tangibile, quello da vivere giorno per giorno è difficile, ferisce, fa male e lei pensa di non essere più in grado di sopportare il dolore di un addio.
L'amore in senso lato, l'amore per un uomo, per un'amica, un amico... l'amore per un animale.... purché sia Amore.

Lei è una che sovente provoca l'addio che tanto teme, con comportamenti insensati e abbandoni immotivati. Sbatte la porta in faccia alle persone a cui tiene di più, perché, facendolo, impedisce a loro di farlo: ferisce per non essere ferita, non capendo che in realtà la ferita se la sta procurando da sola.


Lei è una che non cambia, va dritta come un treno, quando decide di volere una cosa fa di tutto per ottenerla e se si rende conto che proprio non è possibile... quella cosa non la interessa più... lei è una che non perde, al massimo pareggia, ma questa è la storia che racconta a se stessa, perché in realtà lei è una che si mette sempre in fondo alla lista delle cose da fare e delle persone da rendere felici: gli altri, sempre prima gli altri!!!

Lei è una che è convinta di essere una pessima madre, eppure ama la figlia più di qualsiasi cosa al mondo. Non sa dirglielo: "ti voglio bene". Sono soltanto tre parole, ma per lei sono le più difficili da pronunciare.. Ha messo un muro tra di loro e non riesce ad abbatterlo, pur soffrendoci da morire.
Averla dovuta crescere da sola ha esaurito le sue energie e la sua assoluta incapacità di chiedere aiuto ha fatto il resto. Per non parlare dei sensi di colpa. Lei è una che non sa manifestare i sentimenti, o meglio, lei è una che ha proprio paura dei sentimenti quando sono troppo forti.

Per finire: lei è una che non sa dire addio, a nessuno ed in nessun modo, non sa dire addio a chi lascia la vita, e neppure a chi esce dalla sua vita. Lei è una che lascia sempre socchiusa la porta del cuore, a qualsiasi costo, anche al prezzo di farsi molto male. Non c'è contraddizione con quanto affermato prima, perché lei sparisce dalla vita di qualcuno, ma quel qualcuno non sparisce dalla sua... MAI!!!

La gatta sul tetto che scotta

Quando la mia amica mi ha domandato la cortesia di pensare alla sua gatta mentre lei era in vacanza, non ci ho pensato un attimo: le ho dato immediatamente la mia disponibilità!
La sera prima della partenza decidiamo di mangiarci una pizza a casa sua, affinché io possa rendermi conto di ciò che c'è da fare, dove trovare tutto il necessario e, soprattutto per farci due chiacchiere in santa pace.
Aprire una scatoletta, cambiare l'acqua e tenere pulita la lettiera non sono incombenze particolarmente complicate. Ascolto la mia amica quando mi suggerisce di tenere sempre a portata di mano dei "bastoncini" di fegato, che sono delle vere e proprie leccornie per la nostra gattina e, terminata la spiegazione dei miei "doveri" ci possiamo dedicare tranquillamente alla parte più interessante della serata: le confidenze e gli spettegolezzi!!
Sedute in balcone ci godiamo un po' di fresco ed il panorama dei Castelli Romani in lontananza... Micia è tranquilla sotto il tavolo della cucina e ci osserva con aria sorniona.
Si sta facendo tardi e ci salutiamo, Manuela mi dà le chiavi del suo appartamento e mi accompagna per un tratto di strada.
La giornata successiva è come tutte le altre salvo che, dopo il lavoro, andrò a prendermi cura di un animaletto!
Apro il portone e salgo fino all'ottavo piano, non appena giunta sul pianerottolo sento distintamente il miagolio dietro la porta e subito mi ricordo le raccomandazioni che ho ricevuto: "Simo, per evitare che Micia esca mentre apri la porta metti il piede nella fessura che si apre, vedrai che Micia si tira indietro!!". Eseguo alla lettera, ma non ottengo il risultato sperato, anzi, la gatta inizia a graffiarmi i piedi, decido allora di utilizzare la borsa, che mi offre maggior copertura e finalmente riesco ad entrare. "Stai buona Micia, mamma torna presto, io, nel frattempo, penserò a te: vedrai che ci divertiremo" ebbene si, sto parlando con un gatto e mi piace da morire.
Le apro la scatoletta e nel frattempo le tendo uno dei suoi "bastoncini", cambio l'acqua, le faccio un po' di coccole e scatto qualche foto da mandare alla "mamma"!!
Dopo una mezz'oretta mi preparo per tornare a casa.
Strada facendo chiamo Manuela e l'avviso che è tutto a posto.
Così per sette giorni... a volte la mattina, altre il pomeriggio, col rapporto con Micia che diventa sempre più facile: ora mi aspetta e non mi graffia più, non solo, non serve di certo la borsa per entrare, anzi addirittura neppure il piede, il problema, piuttosto, è diventato uscire... la mia amica si stende davanti alla porta e mi impedisce di lasciare l'appartamento... è evidente che le fa piacere la mia compagnia o, forse, non ha voglia di stare sola!!!
Ma torniamo a quello che è successo il settimo giorno... nella giornata precedente aveva piovuto molto forte ed io avevo abbassato le tapparelle un po' più del solito per impedire che si allagasse tutto: credo che Micia abbia interpretato male questo mio gesto e...
Quando sono arrivata al piano non ho sentito il solito miagolio dietro la porta, ma non ci ho fatto caso più di tanto, ho pensato che Micia fosse in balcone a rinfrescarsi. Ho aperto e sono entrata chiamandola "Micia... sono arrivata... dove sei??? vieni che ti faccio un po' di coccole!!" niente... non si faceva vedere.
Sto parlando di una casa piuttosto piccola, ma della gatta non ho trovato traccia.
La ciotola dove mettevo il suo cibo era vuota ed anche l'acqua era finita, questo mi ha reso immediatamente chiaro che era stata lì ... inoltre c'erano croccantini sparsi ovunque.... ma dov'era finita??
L'ho chiamata per venti minuti senza ottenere alcun tipo di risposta, ho perfino fatto ricorso ai bastoncini, ma non c'è stato verso... era proprio sparita!!
Non sapevo cosa fare e dove cercarla, non volevo mettere in ansia Manuela, ma avevo bisogno di dirle quello che stava succedendo anche per avere qualche consiglio su dove cercarla e, alla fine, le ho telefonato.
Invano ho seguito le sue indicazioni non sono riuscita nell'intento di scovarla.
Sempre al telefono con la mia amica che sentivo preoccuparsi quanto e più di me, esco sul balcone e, in quello dei vicini, dietro l'angolo, vedo una coda... chiamo, ma niente, quella coda si muove, ma Lei rimane lì, dandomi le spalle, quasi si stesse nascondendo.
Tranquillizzo la mia amica e torno a casa... sto come una pazza... perché ha fatto così?
Quando il giorno seguente torno la situazione è la stessa, di Micia non c'è traccia e di nuovo terminato il mangiare e l'acqua... il bastoncino che avevo lasciato vicino la finestra era sparito... segnali inequivocabili che la "simpatica bestiolina" era stata lì, ma che non voleva vedermi.
Ho anche sentito miagolare, dal soppalco, ma non ho potuto arrampicarmi comunque, un po' più tranquilla, sono andata via!!
Ero nervosa e mi sentivo in colpa perché il giorno dopo sarebbe rientrata Manu e non avrebbe trovato la sua Micia, non ero stata una buona "vice mamma".
E' stata una notte lunghissima, sonno agitato e brutti sogni: una delle poche volte che ho vissuto il risveglio come una liberazione.
Ricordo bene che era un sabato mattina, mi sono vestita velocemente e mi sono avviata: arrivata al pianerottolo avevo quasi paura ad aprire la porta, ma.... un miagolio mi ha sollevato il cuore!
Ho infilato la chiave nella toppa ed ho messo il piede nella fessura, ma Micia non voleva uscire, voleva solo coccole che ha puntualmente ricevuto insieme ad una marea di improperi "Cattiva... ma dove sei stata? lo sai che ci hai fatte preoccupare?" e lei? lei faceva le fusa, mi si strusciava sulle gambe, si rotolava sul pavimento, voleva giocare.
Io? io ho giocato con lei, l'ho riempita di carezze e l'ho abbracciata!!!

giovedì 8 novembre 2012

Elucubrazioni mattutine... in quel di Roma!!

Mi alzo: occhi gonfi e dolori diffusi in tutto il corpo. Non è stata una notte tranquilla. Del resto in questo periodo di tranquillo c'è veramente poco e non sempre si trova il modo giusto per affrontare le situazioni così come si presentano.
Guardo il decoder per controllare l'ora: è tardi ma ho freddo e nessuna voglia di mettere i piedi giù dal letto.
Il profumo del caffè, insieme al pacchetto di sigarette posato poco distante, sono lo stimolo giusto. Bofonchiando mi alzo, sussurro "buongiorno" a me stessa e mi verso il caffè nella tazzina. Subito dopo accendo la sigaretta. Lo so, non dovrei, fa male e “Nuoce Gravemente alla Salute” ma è un automatismo che ho fatto mio da parecchi anni.
Non ho l'abitudine di fare colazione: al massimo accompagno il caffè ad un bicchiere di latte, posso quindi prendermi un po' più di tempo per prepararmi fisicamente e mentalmente alla giornata che mi aspetta. Già, la giornata che mi aspetta: sempre dietro l’angolo e sempre la stessa: lavoro... lavoro... lavoro... e raramente uno scampolo di tempo per me, all'interno del quale possa dedicarmi alle persone ed alle cose che amo.
Anche scrivere, che per me è una valvola di sfogo incredibile, diventa complicatissimo: spesso lo faccio quando mi prendo cinque minuti di tempo per fumare una sigaretta, (anche se so che è lei a fumare me), mi alzo dalla scrivania e mi metto alla finestra col cellulare in mano per raccogliere piccoli pensieri, impressioni, riflessioni, le emozioni del momento. In sostanza mi ritrovo ad usare il telefono come un block notes: del resto, come dice chi mi conosce bene, quello strano strumento a me serve a tutto tranne che a comporre il numero e chiamare un amico. 
Quante volte affacciata a quella finestra mi sono ritrovata a fantasticare: è facile, basta osservare con gli occhi e lasciar parlare il cuore. Per esempio: quei due ragazzi che camminano frettolosamente, a testa bassa, uno ad un metro dall'altro, sicuramente hanno appena finito di discutere, ma sono amici e non vogliono mettere troppa distanza tra di loro, non vogliono che lo spazio fisico finisca per separare i loro cuori. E che dire di quel tizio che tiene la musica a tutto volume? Cosa vuole fare: mettere a subbuglio l'intero quartiere? No, magari vuole soltanto riempire di melodia la realtà che non lo fa sentire felice, anche se mi rendo conto che non ha capito che il suo pavimento è il soffitto di qualcun altro.
E quella coppia davanti al "nasone"? Perché ha quello sguardo smarrito?
Sicuramente non sono romani se no non si meraviglierebbero per tanto spreco d'acqua.
Già, varia umanità, confusione, traffico, gente che grida, file alle fermate degli autobus: moltissimi lo chiamano CAOS io invece amo chiamarlo VITA.
Tra un pensiero e l'altro si sta facendo tardi sul serio, ho un occhio truccato e l'altro no, velocemente provo a porre rimedio alla cosa, infilo il cappotto ed esco.
Il portiere sulle scale, come ogni giorno, sta lavando a terra e mi grida: "Ehi, Simo, con calma, evita di scivolare!"Al portone il solito "gruppetto" che discute dei soliti argomenti triti e ritriti, esaminati e sviscerati mille volte ma che, ancora oggi, sono fonte inesauribile di confronto.
Una veloce telefonata, (già… ogni tanto uso il telefono esattamente per l'uso che se ne dovrebbe fare ), e sono pronta per scambiare le quotidiane chiacchiere con il giornalaio.
Dieci minuti e sono al portone. Prendo le chiavi, lo apro, premo il bottone per chiamare l'ascensore e salgo al terzo piano. Apro la porta dell'ufficio e, richiudendola alle mie spalle, inizio l’altra vita; quella che non mi piace, ma a cui non posso rinunciare.
Unica nota positiva? La mia Amica, il mio angelo custode, una delle persone più belle che io abbia mai incontrato. Basta un suo sorriso e la giornata, ET VOILA!, diventa perfetta.

Promessa

C'avete presente una che 'nun c'ha capito gnente?
Se pensa d'avè parlato bene, d'essese spiegata,
d'esse stata chiara come un ruscello de' montagna...
e invece manco pe' sogno... tutta 'nantra cosa!!!
Ecco è quello che m'è successo l'antra sera:
pensavo d'avé scritto fischi e guarda 'npò...
dall'antra parte capischeno fiaschi...
È come se, all'improvviso se sollevasse 'n velo... 
quasi che se squarciasse er cielo...
Aó, ma allora te m'hai capito davero!
E allora sai che c'è? Te metto alla prova...
Prepara er fazzoletto perché so' pronta!!
Te continua a legge fiducioso e porta pazienza,
lo so che so' lunatica, ma sta tranquillo,
so' sicura che me riesce e poi... ma in fondo che rischi??
Nella peggiore delle ipotesi non me riesce,
ma si invece ce riesco? Visto mai te regalo 'n sorriso??

mercoledì 7 novembre 2012

Io sono una che....

Io sono una che piange,
io sono una che ride,
io sono una che sogna,
io sono una che vive!

Io sono una che cambia,
io sono una coerente,
io sono una che vola,
io sono una che cade!

Io sono una che urla,
io sono una che tace, 
io sono una che fugge,
io sono una che rimane!!

Io sono una che ama,
io sono una che odia,
io sono una che è,
io sono una che spera!

Io sono una che non si nasconde,
io sono una che non mente,
io sono una che ti dà il cuore,
io sono una che non dimentica!!

Io sono una che si è smarrita,
io sono una che si sta ritrovando,
io sono una che non si arrende,
io sono una che non si trasforma!!

domenica 4 novembre 2012

Oggi... come allora!!


Scopro che il dolore si attenua,
che i ricordi si fanno più dolci,
ma anche che l'amore non muore!!
Il tuo viso... lo vedo... col cuore
mi perdo nell'azzurro dei tuoi occhi!!
Penso ai tuoi sorrisi: 
tanto rari e per questo preziosi,
e poi le tue parole soppesate, profonde, 
mai banali: sono state il tuo regalo!!
Ecco perché oggi non piango papà:
la tua presente assenza non può far male!!




sabato 3 novembre 2012

Indimenticabile!!!

Non ti ho dimenticato... sei sempre con me, 
anzi, di più, dentro di me... incancellabile,
riempi i vuoti che lascia chi dice di volermi bene, 
ma che poi, nei fatti, mi dimostra l'esatto contrario!
Sei il mio primo pensiero la mattina quando mi sveglio,
l'ultimo prima di chiudere gli occhi prima di dormire...
Sei il sorriso più vero... il dolore più grande...
la persona più importante!!!
Sei cuore nel cuore, ricordo nel ricordo, 
pensiero nel pensiero,
vicino e lontanissimo, sempre presente,
mi proteggi, abbracci, consoli!
Sei il mio presente, tu asciughi le mie lacrime
regalo a te ogni mio sorriso, sei, insostituibile, immutabile:
tra tutti coloro che amo il più discreto!!!
Il nostro non sarà mai un addio... sei qui vicino.... papà mio!!!

venerdì 2 novembre 2012

Lei non mi ha riconosciuto


Ho deciso di accompagnare Francesco oggi, il mio carissimo amico Francesco che da sempre chiamano “Ceccù”. 
E' nato a Genova nel ’49, in Corso Perrone e per 35 anni ha lavorato in Italsider, per la precisione all'altoforno, fino al 2002, l'anno in cui chiusero le cokerie a causa del loro impatto sulla salute. 
Quante volte mi ha raccontato il terrore per l’esplosione del 1991, del crogiolo Afo2 oppure della perdita di ghisa liquida a 1550° nel 2004 che creò un giusto panico nell'intero quartiere. 
Diceva sempre che in quegli anni chi lavorava in quel reparto doveva per forza essere robusto e senza tante storie per la testa. 
Mi descriveva i volti dei colleghi che erano alla linea di decapaggio di acido cloridrico e solforico: 30 anni, ma ne dimostravano 50 ed i loro volti erano scavati intorno ad occhi come palline da golf usate da troppo tempo. 
Diceva di sentire ancora il frastuono dei treni per la laminazione a freddo vicino alle linee di stagnatura e cromatura elettrolitica: una bolgia infernale di fumi e fuoco e odori nauseabondi e loro costretti a stare lì, come dannati senza colpe da scontare, se non quella di avere una famiglia a cui garantire un avvenire. 
Quando rientrava a casa dalla moglie, talvolta era così stanco che non non riusciva neppure a togliersi i vestiti sporchi, e si sedeva direttamente a tavola per pranzo o la cena. Si lavava solo le mani: quello era imprescindibile, doveva farlo, sempre! 
Dice che, spesso, fissando il buco del lavandino che inghiottiva l’acqua sudicia , si domandava se insieme a quella nera miscela, sarebbero scivolate via anche le ultime forze rimaste per aprire la bocca e masticare. 
Ho deciso di accompagnarlo oggi perché lui ha un sacco di amici, ma alcuni di loro, purtroppo, sono morti e così ho deciso di andare con lui a portare loro un fiore, su al cimitero di Coronata. 
Siamo lì e mi commuovo guardando le varie tombe: il Parodi morto di tumore al polmone, addetto alla cokeria; il Canepa, morto di leucemia, anche lui alla cokeria; Sciaccaluga Vittorio, “il gigante buono”, che invece di schiacciare l’uva, come l’origine del suo nome farebbe pensare, ha “pestato” per 30 anni i laminati con la pressa che ora sta arrugginendo davanti al Leroy Merlin.
E' proprio mentre facevamo quello che Ceccù definisce "il mio solito giro a salutare vecchi colleghi", dopo aver lasciato un crisantemo sulla tomba del caro Ferrando, anche lui scomparso per un brutto male, che vedo il suo viso "trasfigurare" accendersi di una luce mai vista prima.... mi guardo intorno provando a capire cosa stesse succedendo... lo prendo per mano, gliela stringo, lui si volta verso di me e, con lo sguardo mi indica una donna poco distante da noi!!!
E' bella, ben vestita, con lo sguardo fiero e limpido... sento che non è una persona qualsiasi, lo percepisco dal tremore della mano che sto stringendo e capisco!
Non può che essere che un suo vecchio amore, l'abbiamo incrociati lungo il vialetto che porta all'ossario comune. Si sono guardati, me ne sono accorta, così come mi sono accorta che hanno finto di non riconoscersi, ma io sono più che certa del fatto che il mio amico sta viaggiando nei ricordi!! 
Ormai eravamo vicinissimi e loro non si sono guardati, Francesco ha sfiorato il cappotto del marito: tutto ben coperto, con cappotto, sciarpa ed ombrello sul braccio. Aveva l'aspetto sano di un ricco imprenditore in pensione, uno di quelli che l'aria di Cornigliano, in quegli anni, doveva averla sempre respirata attraverso il filtro di un condizionatore sia d'estate che d'inverno.
Potevo immaginare la rabbia che stava montando in Ceccù, per questo strinsi la sua mano ancora più forte e, appena a distanza di sicurezza, gli chiesi cosa stesse provando.
La sua risposta mi lasciò interdetta, ma lo lasciai parlare: "E' un mio vecchio amore... ma tanto vecchio, e, come avrai notato, non mi ha riconosciuto. La memoria ha scaraventato nel mio naso un profumo di uva, pitosforo, glicine ed erba appena tagliata. Sai la mia mente ha attivato le immagini sbiadite di una merenda dietro un casolare su alla Guardia ed un bacio appassionato davanti ad un tramonto, che in quei periodi era ancora uno dei più bei film che si potessero vedere. 
Quella passione era durata qualche mese, anche se ci eravamo promessi che non sarebbe finita mai.
L’ho guardata e ho capito che, a ricordarmi di quell'amore, ero rimasto solo io ed ora, mentre stiamo uscendo dal cimitero, qualcosa mi dice che è andata bene così. Ma forse questo non è il posto giusto per simili cattivi pensieri e nemmeno il giorno.",
Ho lasciato la sua mano, l'ho preso per le spalle e l'ho fatto voltare verso di me!
"Ceccù, fingo di essere lei per qualche momento e ti dico cosa potrebbe aver provato: quando ti ho visto è stato come fare un tuffo nel passato, il cuore ha iniziato a battere più forte ed i ricordi si sono fatti intensi. Ho rivissuto, per un attimo, la mia giovinezza, ho rivisto due giovani pieni di speranze e con tanto amore da regalare al mondo, ho sentito un profumo forte di glicine, ho rivisto un casolare su alla Guardia, ho ripensato ad un bacio appassionato e alle promesse che ci siamo scambiati, poi ho visto mio marito, al mio fianco, e tu che nemmeno mi hai riconosciuta.... ho tirato dritto, lasciando che la rabbia smontasse da sola."
C'è sempre un'altra prospettiva, un altro punto di vista, un altro modo di affrontare la stessa situazione!!

(Un grazie sentito al mio amico Hal, per la gentile concessione, e tante scuse per la rivisitazione)



giovedì 1 novembre 2012

Come Mary Poppins

Un colpo di vento, un pizzico di magia ed ecco che l'ombrello prende il volo e la porta via!!

Una giornata di quelle che possono essere definite apocalittiche; piove dalle prime ore del mattino incessantemente e si è anche alzato un vento forte e fastidiosissimo... nonostante il cappello della giacca a vento alzato, si vede costretta ad aprire l'ombrello per ripararsi a dovere.
Quella folata l'ha colta impreparata per certi versi, ma per altri è stato lo spunto per staccarsi un po' dalla realtà quotidiana che è noiosa e particolarmente sgradevole in questo periodo!
Problemi in casa, la sorella che continua ad avere incidenti apparentemente casuali, ma che le stanno creando non pochi disagi... la laurea della figlia e la sua incapacità di farle sentire la sua presenza... 
siamo alle solite: non riesce ad essere se stessa in famiglia e non ne comprende la ragione...
E' un segno del destino? oppure soltanto un colpo di fortuna? sta di fatto che il vento si insinua nell'ombrello e la solleva da terra, in un istante si ritrova in viaggio oltre le nuvole, è quasi un sogno, finalmente ha la testa libera dalle preoccupazioni quotidiane riesce a rilassarsi, a guardare alla sua vita con un pizzico di ottimismo, quell'ottimismo che da un po' le manca: non è il fallimento che pensa di essere, ha sbagliato tanto, ma è stata anche capace di rialzarsi, di sollevare la testa ed urlare a tutti le proprie ragioni.... beh, forse non proprio a tutti, ma c'è tempo, si può porre rimedio...
Lassù è tutto incredibilmente bello... vede una nuvoletta bianca e spera di poter fermarsi lì, almeno qualche momento.
E' un viaggio magico, quindi il suo desiderio viene esaudito, il suo originale mezzo di trasporto cambia direzione: ecco... ci siamo... un morbidissimo atterraggio... si siede, chiude l'ombrello, lo poggia lì accanto a lei e si mette ad osservare quello che la circonda... c'è tanta pace... ma anche allegria: sente le risate di quel gruppetto di bambini che, sotto il diluvio, si rincorrono e sguazzano nelle pozzanghere: lo aveva fatto tante volte anche lei... e poi era come se fosse circondata e riscaldata da presenze discrete ed attente, si sentiva protetta, quasi coccolata... un soffio d'aria le toglie i capelli dalla fronte, un altro le sussurra "spera e, soprattutto, non arrenderti".... e poi tanto azzurro...!!!
Il sorriso che ha dipinto sulle labbra sarebbe da immortalare per sempre: solo in un'altra circostanza aveva sorriso così... 

Deve fare qualcosa... testimoniare, in qualche modo, la sua presenza il quel luogo ed in quel momento, far arrivare il suo messaggio... ma non sa come.... 
Un gabbiano, proprio in quel momento, le passa accanto, le strizza l'occhio e, chissà forse casualmente, perde una piuma...
Lei non si lascia scappare l'occasione e prontamente la raccoglie: sa bene che è l'ideale per scrivere e questo fa, immediatamente, intinge l'improvvisato pennello nella nuvola e scrive: EHI... LAGGIU'... PUOI NON CREDERMI, MA TI VOGLIO BENE!!!!

Non ha una borsa, solo tanta fantasia: un colpo di vento, un pizzico di magia ed ecco che l'ombrello prende il volo e la porta via!!