domenica 23 febbraio 2014

A volte è dura, ma la strada è bene in vista


È una mattinata come tutte le altre, lei è serena, gli occhi le brillano come sempre le succede da un po’ di tempo a questa parte. Sul lavoro procede tutto per il meglio e finalmente sta per realizzare un suo grande sogno.
Seduta alla scrivania immagina quello che potrà succedere tra poco più di una settimana.
Proprio mentre sta “godendo” di quel pensiero suonano alla porta dello studio, apre, e, istantaneamente, i pensieri cambiano il loro corso.
Quella donna riporta alla mente dolorosi ricordi, non è la prima volta da quel lontanissimo 04/10/2003 che si rivedono, ma in questa occasione un altro avvenimento suscita un turbinio di emozioni: ha appena perso la mamma.
Il desiderio di stringerla è fortissimo, come pure quello di trovare le parole giuste per consolarla, per farle sentire la sua vicinanza. La guarda negli occhi, con intensità, cercando, in questo modo di lasciare allo sguardo il durissimo compito di spiegare i sentimenti.
La fa accomodare, si siedono sul divano della sala d’attesa, una accanto all’altra, le mani che si stringono.
Non ci sono parole da dire. Lei ha gli occhi che, istintivamente, si riempiono di lacrime, lacrime che non possono consolare, ma solo manifestare una partecipazione.

La mente sta correndo… torna a quel sabato mattina di sette anni fa. Una telefonata che le ha cambiato la vita, rendendola peggiore di quanto già non fosse: “Mi dispiace, per suo padre non c’è più niente da fare”.
Dolore? No, poco, disperazione. Il vuoto che si impossessa di lei. Non può tornare a casa…… non può farsi vedere in quelle condizioni. Sale in macchina, ma non mette in moto, rimane lì, immobile nell’inutile tentativo di sfogare la rabbia.
Poi si rende conto che ha delle commissioni da sbrigare, con gli occhi ancora pieni di lacrime, scende, chiude la macchina e si avvia.
Lungo la strada incontra la donna che ora le è seduta davanti. Sarà lei a raccogliere la sua disperazione.
Anche in quel momento, nessuna parola, solo sguardi e due gesti che le sono rimasti impressi nella memoria: una carezza tra i capelli ed un fazzoletto sotto gli occhi a tentare di arginare le lacrime.
Sono gesti da niente in apparenza, ma servono a far sentire meno soli ed istintivamente lei li ripete.
Sono vicine, ma non solo fisicamente, sono vicine con il cuore.
Le sofferenze uniscono, soprattutto se sono simili. Il rapporto si consolida e cresce. Le emozioni si moltiplicano.
Lei è sempre stata emotivamente instabile, le basta niente per commuoversi, per piangere, ma anche per esaltarsi e quindi trasmettere allegria a chi le è vicino.
Si definisce una spugna, assorbe quanto gli altri le “regalano”, qualsiasi cosa, nel bene e nel male.
Cosa sta assorbendo ora? Se glielo potessimo chiedere sicuramente risponderebbe: amore.
Un amore puro, incontaminato, sereno e immortale, l’amore che lega i figli ad i genitori, al di là delle inevitabili liti ed incomprensioni, un legame indissolubile.
Quell’amore che forse non è mai stata capace di manifestare fino in fondo, perché quell’unica volta in cui ci ha provato si è ritrovata con un pugno di mosche in mano ed il cuore ridotto a brandelli.
Si sta guardando dal di fuori, guardando la donna che ha davanti, ne sta assimilando la tristezza, ma anche l’immensa dignità, il rispetto per se stessa, per chi le è vicino. Nei suoi occhi il dolore si confonde con la grande consapevolezza di quello che significa vivere.
Le emozioni che trasmette sono infinite, talmente tante che è impossibile non condividerle.
Lei non ce la fa…… troppo……. Troppo per un cuore che sta lentamente ricominciando a battere…….
“Scusami, sono un’egoista, ma sto veramente troppo male in questo momento……. Ti saluto……. Ci sono, se ne avrai bisogno sai dove trovarmi, ma ora devo andare!!!”
Un abbraccio, poi si allontana, con gli occhi lucidi e del tutto confusa……. Si chiude in una stanza, telefono alla mano, ha bisogno di rompere quello stato, ha bisogno di ricominciare a respirare.
Invia un messaggio e, pronta, risponde alla telefonata che segue: “Ciao…… ho appena finito di piangere, ma non è successo niente, sto bene… è solo emotività…… avevo bisogno di distrarmi!!!”
Dall’altra parte del filo la voce amica le dice “Sei tu……. Non potresti essere diversa…… ma cerca di controllarti, cerca di gestire quello che senti o finirai per farti male!”
Giusto, pensa lei, ma non ci riesce, non ci è mai riuscita in fondo…… e , forse proprio per questo, è quella che è con i suoi pregi ed i suoi difetti: una donna incompiuta, ma con una strada da percorrere bene in vista, magari tortuosa e difficile, ma la voglia farlo è tanta e non ci saranno ostacoli in grado di impedirgli la ripresa del cammino.

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